Ogni passo che faccio so che potrei cadere, mi aspetto di dover cadere, e magari farmi anche male. Mi prendo il mio tempo, mi guardo intorno, e cerco di osservare il terreno da più punti di vista possibili. Chiaramente mi muovo più lentamente che prima, e non sono mai sicuro che riusirò effettivamente a restare in piedi. Ma riesco perlomeno a evitare di nuovo di ingabbiarmi nelle mie certezze, condannato a urlare alla mia cecità, senza speranza di vedere una via d’uscita.