Sempre nello stesso squarcio di terra,
sei passato da un angolo a un altro.
Le tue radici, orizzontali, non sono
mai andate in profondità, non sono
mai cresciute per donarti stabilità.
Hanno sempre e solo garantito il
minimo supporto: una folata
di vento e voli via.
Da uno sprazzo al successivo, il
trauma non si percepisce: hai perso
le radici… Le hai mai veramente avute?
Il processo di ricostruirle… Chiede sempre
tempo, energie e solitudine.
Ma senza radici non puoi vivere, non
puoi respirare, non puoi amare.
Ogni iterazione crescono un po’
più forti, un po’ più a fondo.
Staccarle fa più male, è traumatico.
Ma è anche bello: quel terreno si
ricorderà di te, finché le radici
non nutriranno i prossimi fiori.
Non sei più slegato dal mondo:
hai lasciato una traccia indelebile.
Ma quali sono le tue radici?
Sono solo nel luogo materno?
O sono ovunque tu sia stato, nel
cuore di chiunque ti abbia abbracciato?
Dov’è casa tua?
Una realizzazione liberatoria: è nelle
braccia di chiunque voglia annaffiarmi e
far crescere le mie radici.